Benvenuti al Sud. O, in questo caso, ben tornati. Sono i numeri a parlare: ben 1500 prof che hanno avuto il primo incarico e che chiedono il trasferimento per tornare più vicini a casa.
I numeri dei trasferimenti al Sud
Su quasi 5 mila richieste di trasferimento avanzate da insegnanti titolari in un istituto lombardo e soddisfatte dal ministero, quasi mille e 500 sono dirette fuori regione: il 30% scarso. Un record. Dal Piemonte, altra realtà territoriale italiana presa d’assalto per le tantissime cattedre libere, esce il 21%. Mentre dalla Sicilia le richieste di trasferimento oltre lo Stretto rappresentano soltanto l’1% del totale. “È l’effetto – spiega Massimo Spinelli, a capo dei dirigenti scolastici locali aderenti all’Associazione nazionale presidi – di un’anomalia italiana che ogni anno riemerge. La Lombardia serve fondamentalmente a trovare un posto, specie per il personale delle regioni meridionali, dove i posti vacanti sono pochi. Si viene dunque in una regione dove i posti abbondano e appena si può si torna indietro. Un fenomeno difficile da eliminare e le ricadute non sono poche: dalla difficoltà di garantire la continuità didattica a molte classi alla necessità di coprire i vuoti che si producono con nuovi supplenti, in una situazione di precarietà che si perpetua negli anni”.
I docenti di sostegno
Valigie in mano anche per gli insegnanti di sostegno. Pronti a lasciare la Lombardia, aggravando ulteriormente una situazione già al limite per i troppi posti occupati da insegnanti non specializzati. Dal prossimo mese di settembre saranno infatti 341 i docenti di sostegno in meno per via del trasferimento in un’altra regione: quella d’origine o un territorio più facilmente raggiungibile da casa. Per evitare di sguarnire alcune realtà in perenne crisi di docenti titolati, gli ultimi concorsi hanno imposto ai vincitori il vincolo triennale. Ma poi le pressioni degli interessati sulla classe politica contribuiscono a mitigare le regole. Com’è avvenuto recentemente col decreto Sostegni bis che ha ridotto da cinque a tre anni il vincolo di permanenza nella stessa scuola per i neo immessi in ruolo. C’è poi la questione del sostegno.
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