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Sostegno nel caos: oltre 60.000 prof  in cattedra senza specializzazione, occorre riforma

Sostegno nel caos: oltre 60.000 prof  in cattedra senza specializzazione, ma i Tfa bastano per un terzo

Sono più di sessantamila gli insegnanti di sostegno che lavorano senza alcuna specializzazione didattica.

Un numero enorme che non sembra destinato a diminuire, nonostante l’impegno del governo. Come ricorda l’Anief ci sono ancora migliaia di cattedre di sostegno in deroga e in certi casi addirittura ancora affidate a supplenti temporanei, in attesa della stipula del contratto annuale da far sottoscrivere ad un altro collega precario.

Molte cattedre, quindi, spuntano dall’organico di fatto o a seguito delle sentenze dei giudici.  Per il sindacato sul sostegno agli alunni disabili il ministero dell’istruzione continua a navigare a vista, con ritardi ingiustificati ed evidenti effetti negativi sulla qualità dell’insegnamento. Se partiamo dal fatto che parliamo di quasi 80 mila cattedre e che l’80per cento dei docenti di sostegno è un precario senza specializzazione in didattica speciale, significa che oltre 60 mila posti vanno assegnati a supplenti privi a volte anche delle competenze necessari.

“Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che con questo andare viene leso il diritto allo studio, sia nella parte in cui le famiglie chiedono alle scuole di avere l’attribuzione delle ore in base al PEI, attribuzione che viene costantemente negata per il 50% dei casi, sia laddove i posti in deroga vengono attribuiti alle scuole per diversi anni, quindi non per esigenze straordinarie, e non vengono conteggiate nell’organico di diritto”.

I numeri sono implacabili. “Siamo arrivati a 180 mila insegnanti di sostegno – continua il sindacalista – di cui 80 mila su posti in deroga. È evidente che bisogna adeguare la realtà dei fatti al servizio che lo Stato vorrebbe dare. Quando per anni si verifica che il numero degli studenti con un handicap certificato aumenta lo Stato non può fare finta di niente e tenersi quel numero di insegnanti, ma deve adeguare gli organici”.

 

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