Opinioni

Maturità andata male? “Cari colleghi, il problema siamo noi prof”. La lettera di due docenti è virale

Nell’ambito della maturità 2019 “la scelta del materiale destinato alle buste ha costretto le commissioni a confrontarsi seriamente sul colloquio. Su ciò che ci si aspettasse dal candidato o che gli fosse richiesto e, soprattutto, su cosa si intendesse con “collegamento” o approccio integrato e pluridisciplinare”. Così, in un editoriale per IlSussidiario.net, si esprimono Maria Di Simone Perricone e Cinzia Billa, due docenti delle superiori che – come tanti colleghi – hanno affrontato quest’anno la “nuova maturità”.

Nuova maturità: messo in crisi un modello

“È stato ex abrupto messo in crisi un modello – spiegano le prof – che aveva ridotto il colloquio orale al turno delle interrogazioni su argomenti già “ripetuti” durante l’anno”.

“A detta di molti docenti – spiegano – questo “straniamento” dalla routine didattica è stato occasione di confronto interessante e sfidante per diversi motivi. Primo fra tutti, l’urgenza di considerare lo scarto tra le indicazioni della norma e la prassi didattica, che ne diverge significativamente”.

In altri termini, è stata la mancanza di preparazione dei docenti – banalmente per motivi di tempo – il vero problema della nuova prova. Con l’introduzione delle buste, ad esempio, “si mette in discussione un sistema consolidato da anni, spingendo i docenti a ripensare i percorsi didattici in termini di progettazione integrata in cui le interconnessioni devono poter rispondere al bisogno di realtà degli studenti piuttosto che alle ataviche sequenze lineari e cronologiche dei libri di testo”.

Impreparazione dei docenti

Posto che i tempi di preparazione alle nuove modalità sono stati risicati, “se volessimo dirla in altri termini, l’impreparazione è stata innanzitutto dei docenti”, spiegano le due prof. “Non a caso la diatriba che ha attraversato alcuni scambi tra i docenti è stata: ma dopo possiamo interrogare o no? Possiamo chiedere qualcosa di letteratura, matematica…? Che facciamo davanti alle incertezze, all’imbarazzo del candidato? Proviamo ad orientarlo perché il documento diventi rete di conoscenze?”

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