“Perché volete trasformare gli alunni in venditori di materassi?”. La lettera di un prof ai colleghi è virale
“Spesso il male di esami ho incontrato: era il prof affannato che t’imbroglia, era l’incartocciarsi della voglia in farsa, era il ragazzo stramazzato”.
Gentile collega, tu sei un danno. Agli esami di Stato hai mandato i tuoi studenti a sbattersi contro “un rovente muro d’orto” e nemmeno te ne sei accorto. Spiegami come fai, dopo dieci o venti o anche trent’anni di insegnamento, a non riuscire a pianificare un po’ meglio i tempi di svolgimento del programma triennale. Perché ti riduci sempre a dover “fare” affannosamente, tra maggio e giugno, Pascoli d’Annunzio Svevo Pirandello Ungaretti Montale Saba Calvino? Hai liquidato Pascoli in un “lampo”, “zang tumb tumb” e il futurismo è fatto, come una “capra” hai imposto a quattro della classe di presentare Saba ai compagni, Montale l’hai spiegato il 7 giugno “nella sonnolenza del meriggio”. Perché?
Prof in affanno
Non è chiaro come mai in terza tu sia stato in grado di cominciare Dante a febbraio, dopo aver buttato tutto il primo quadrimestre forse a blaterare sui provenzali e l’amor cortese. Io non so come tu altro sia riuscito, avendo ereditato una quarta che l’anno prima aveva chiuso con Ariosto, a non arrivare in quinta a Pascoli: sapevi o non sapevi che le tracce della maturità vertono da anni sul Novecento? Perché perdi settimane e settimane parlando di Salvini o dei fatti tuoi e poi ti rendi improvvisamente conto che state indietro? “Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus”: quest’estate fatti aiutare da qualcuno che mastica un minimo di aritmetica spicciola e prova a organizzarti.
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