Maestra 80enne: “Cari, la cattedra è l’ultimo baluardo della nostra professionalità. W la lezione frontale”
Cari insegnanti, chi vi scrive è una maestra che per 50 anni è stata tra i banchi.
Oggi sono vecchia, molto vecchia, ma i miei 80 anni non mi impediscono di raccontare ciò che penso. Io detto e mia figlia scrive per me, nella vita ho imparato tante cose ma non ad usare queste diavolerie: cellulari, computer, internet, ai miei tempi la scuola aveva la s maiuscola.
Ascolto al telegiornale ciò che la scuola è diventata oggi, mia figlia ha scelto il mio mestiere e quindi con lei mi confronto: pur non avendo il telefonino seguo tutto ciò che accade e non mi capacito di come si sia arrivati a questo punto. Per questo ho chiesto a mia figlia di scrivere per me, di far arrivare la mia vecchia voce dove non può più, tra i banchi, nei corridoi delle scuole.
Quando io ero insegnante di italiano, di latino, di storia, erano altri tempi. Quando entravo in classe i miei amati ragazzi avevano un po’ paura è vero, ma mi volevano bene e io volevo bene a loro come figli. Non esisteva la mancanza di rispetto, quei ragazzi ora genitori e forse nonni come me, scattavano in piedi e mi dicevano buongiorno in coro. Io mi mettevo alla cattedra e parlavo con loro di tutto, senza tabù, senza mezzi termini e loro apprezzavano il fatto che io li trattassi da adulti.
Da maestra con i colleghi c’era una sana competizione, un modo di vivere la scuola che era un piacere. Si chiacchierava, ci si confrontava, eravamo sempre tutti coalizzati e facevamo gruppo. Ora con questa gran cavolata del bonus merito mi pare di vedere un esercito di soldatini davanti ai presidi. La Carta del Docente, ah la Carta del Docente… cari colleghi, ve lo dico con affetto, come una nonna, prima l’unica formazione a nostra disposizione era quella sudata con la testa nei libri e nelle enciclopedie. Ma quali corsi di formazione, strumenti tecnologici e altre fandonie.
Metodi didattici, classi capovolte, nuove frontiere della didattica? L’unico modo di stare in classe è quello vero: la lezione frontale. Quella sedia dietro la cattedra è l’ultimo baluardo della nostra professionalità. Non mollatela, non fate credere ai ragazzi che il mondo fuori sia diverso perché una volta arrivati a lavoro si troveranno di fronte a vertici, piramidi, nulla è alla pari. Il rispetto dei ruoli è la verità. Noi dietro la cattedra per guidarli, loro tra i banchi per seguirci.
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