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Pensioni: le domande per ‘Quota 100’ diventano 27 mila, ma quelle evase sono sempre 7 mila

Colpo di scena sulle richieste per andare in pensione attraverso il sistema “Quota 100”. Introdotto pochi mesi fa dal governo gialloverde. Il sindacato apprende dal primo quotidiano economico nazionale che le domande presentate dai lavoratori della scuola ammontano circa a 27.000. Non per tutte è stato tuttavia “già accertato il diritto a pensione, per cui la maggior parte dei posti che si libereranno non potranno essere utilizzati per le operazioni di mobilità”.

Solo per 7.544 domande è arrivato: 1.458 ATA; 123 dirigenti scolastici; 5.875 docenti; 56 insegnanti di religione cattolica; 32 educatori.

LE CONSEGUENZE

Il problema è che per la mobilità del personale – trasferimenti, utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie – saranno utili solo i 7.544 posti attualmente autorizzati dall’Inps. E gli altri? Per tutti i posti che si renderanno liberi dopo l’accertamento del diritto a pensione, i sindacati hanno chiesto al Miur che una parte di tali posti possa essere utilizzata per le immissioni in ruolo dell’anno scolastico 2019/2020. Il ministero dell’Istruzione non ha ancora fornito alcuna risposta. Intanto il tempo passa.

IL COMMENTO DI MARCELLO PACIFICO

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, “ancora una volta la burocrazia, la lentezza degli uffici preposti al controllo delle pratiche e l’inerzia di chi gestisce la macchia scolastica, si andranno ad abbattere sulle teste di decine di migliaia di lavoratori. A iniziare da quelle di chi ha fatto domanda, che avrà una risposta, non è detto positiva o tale da essere accettata a mani basse, viste le decurtazioni a troppi zeri previste per chi aderisce a Quota 100”.

ANIEF

“Ma le conseguenze nefaste di questo sistema assurdo – continua il sindacalista autonomo -, si andranno anche a riflettere sul personale di ruolo e precario: il primo, perché non potrà chiedere trasferimento su quelle cattedre e su quei posti, dopo essere stato magari assunto a mille chilometri da casa per colpa di un algoritmo impazzito voluto a tutti i costi dal governo Renzi; il secondo, i supplenti con l’obiettivo della stabilizzazione, perché non potranno contare su quei posti e cattedre ai fini dell’immissione in ruolo, anche se alla resa dei conti con l’inizio del prossimo anno scolastico risulteranno prive di titolare, quindi vacanti e disponibili”.

MARCELLO PACIFICO

“Noi, dinanzi a questo modo di procedere non ci pieghiamo. Siamo pronti a portare i responsabili in tribunale”, dice ancora il leader del sindacato Anief. “Dato per assodato questo concetto, è chiaro che venendosi a creare ulteriori decine di migliaia di posti vacanti. Per il ministero dell’Istruzione diventerà ancora più difficile continuare a dire di no alla riapertura immediata delle GaE e al ricorso al doppio canale di reclutamento. Con il ricorso ai candidati docenti inseriti in seconda fascia d’istituto anche ai fini della collocazione in ruolo.

Presentarsi ai nastri di partenza dell’anno scolastico 2019/2020 con 200 mila supplenze da sottoscrivere. Conclude Pacifico. Sarebbe un errore così marchiano che difficilmente verrebbe perdonato a chi oggi gestisce la scuola pubblica italiana”.

COMUNICATO STAMPA ANIEF

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