Maturità, Vespa: “Ridiamo autorità ai docenti cosi da non avere studenti in short ed infradito all´esame”
Agli esami di maturità del 1962 (dove si portava il programma dell’intero triennio!) ci presentammo ovviamente in giacca e cravatta. Il preside, che veniva al liceo classico statale in doppiopetto blu, avrebbe gradito l’abito scuro, ma dovette adattarsi ai tempi. Vedo che adesso il ministro dell’Istruzione, Bussetti, ha disposto che i ragazzi/ragazze non si presentino in short e infradito. Quanti secoli sono passati e che cosa si nasconde dietro questa pudìca e allarmante raccomandazione? Una catastrofica perdita d’autorità nella scuola, un malinteso senso di democrazia che sembra autorizzare i giovani all’impensabile.
LA SCUOLA AUTORITARIA
La scuola che mi ha formato era certamente autoritaria. La mia tremenda e bravissima insegnante di lettere al ginnasio espelleva dall’aula chiunque facesse cadere una penna dal banco. Un terzo della nostra classe si ritirò dopo le vacanze di Natale. Il passaggio dalle elementari alle medie e soprattutto dalle medie alle superiori era epocale. Ma tutti i miei compagni di scuola si sono laureati e hanno avuto una vita professionale mediamente brillante.
LA RICONOSCENZA
IL 1968
Il 1968 ha buttato il bambino con l’acqua sporca. Insieme con l’autoritarismo, è stata uccisa l’autorità. I miei insegnanti avevano stipendi dignitosi, ma erano gratificati soprattutto da un riconoscimento sociale indiscusso. Come i loro colleghi nella Lubecca di Thomas Mann, essi erano classe dirigente. Oggi sono pagati male e sono precipitati nella classifica del prestigio sociale. Impiegati qualunque titolari di una funzione svilita.
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