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La scuola in cui credo è quella del dialogo, dell’inclusione, dell’accoglienza

“La scuola in cui credo è quella del dialogo, dell’inclusione, dell’accoglienza, in cui si insegna a pensare e a rispettare l’altro. Le leggi e le istituzioni, creando cosi le basi per una societa’ consapevole, giusta, pacifica, tollerante e umana”.

Lo ha detto l’insegnante palermitana Rosa Maria Dell’Aria, ormai rientrata a scuola dopo la sospensione subita per non avere vigilato su un eleborato dei propri studenti. I ragazzi che avevano accostato il decreto sicurezza alle leggi razziali del fascismo.

La prof ha incontrato il segretario regionale Cida (Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalita’), Domenico Mazzeo. “Un rispettoso tributo che ho inteso esternare prima alla persona e poi all’insegnante”, ha affermato Mazzeo.

La prof ha dovuto scontare tutti i giorni previsti dal provvedimento disciplinare per non avere controllato un lavoro realizzato, nell’ambito di un progetto interno, da alcuni suoi alunni della II E informatica su una presentazione in ‘PowerPoint’ in cui si accostava il decreto sicurezza del ministro Salvini alle leggi razziali del ’38.

Con passo svelto si e’ diretta sorridente in classe, indossando jeans e scarpe bianche sportive, maglia celeste con copri spalla rosa e sciarpa bianca.

A SCUOLA CONTINUERO’ A INSEGNARE A CRESCERE

“Continuero’ a insegnare ai miei ragazzi a crescere, a riflettere a non essere indifferenti – ha detto l’insegnante ai cronisti. – A prendersi cura dell’altro, a essere consapevoli”. Poi la professoressa Dell’Aria e’ entrata nell’istituto, ad attenderla il collega Rosario Greco, insegnante di Lettere, che l’ha presa a braccetto per accompagnarla verso l’ingresso del plesso.

IL SALUTO AI COLLEGHI

Baci e abbracci con gli assistenti scolastici e con gli altri docenti. Nell’aula dedicata a Vincenzo Li Muli, agente ucciso nella strage di via D’Amelio e che fu alunno della scuola, c’erano i ragazzi della I, II E e della II B informatica che le hanno consegnato una lettera, accompagnata da 15 rose rosse, una per ogni giorno di sospensione. I colleghi le hanno regalato una pianta di orchidee. La missiva dei ragazzi e’ stata letta davanti a tutti dalla stessa docente, con la voce incrinata dalla commozione.

LA LETTERA DEGLI STUDENTI

“Siamo orgogliosi di averla incontrata e conosciuta durante il nostro percorso di vita – hanno scritto gli alunni -. Le sue critiche, i suoi rimproveri, i suoi complimenti, i suoi insegnamenti non hanno fatto altro che aiutarci a crescere. Grazie a lei abbiamo imparato a non avere paura di esprimere la nostra opinione e che il confronto e’ sempre la cosa migliore per risolvere tutto”.

“Le ingiustizie si subiscono, ma per abbattere una donna forte come lei serve molto di piu’. Possiamo solamente immaginare – hanno aggiunto – quanto sia stata dura rimanere lontana dalla scuola. Per una prof come lei che crede nel suo lavoro e sempre desiderosa di trasmettere le sue conoscenze”. Poi, tutti in classe a studiare Storia. Si e’ parlato anche delle elezioni europee.

 

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