Telecamere nelle scuole dell’infanzia: “Risposta sbagliata a un problema mal posto”
La proposta di installare le telecamere nelle scuole dell’infanzia e nei luoghi di cura. Impropriamente collocata nel decreto “Sblocca cantieri” sulle opere pubbliche e approvata ieri in Commissione al Senato. Ci vede preoccupati e fermamente contrari.
La necessità di prevenire episodi di maltrattamenti come quelli di cui spesso è stata data notizia negli ultimi tempi. Con un riscontro mediatico peraltro enorme rispetto all’esiguità dei casi. E’ una priorità e un dovere della comunità degli adulti e del legislatore. Il benessere, la cura e l’accoglienza dei bambini e delle bambine, devono essere garantiti a maggior ragione quando si parla dei luoghi della formazione e dell’educazione. Dove risulta inammissibile e ingiustificabile qualsiasi forma di prevaricazione, fisica o psicologica.
Ma il provvedimento dà una risposta sbagliata a un problema mal posto.
La tutela dell’infanzia, in quanto valore e patrimonio di tutta la società civile, si attiva concretamente attraverso un’alleanza educativa ampia e profonda, fondata sulla fiducia e sulla condivisione, che rifiuta a priori la logica del sospetto e del controllo inquisitorio.
La politica ha il compito di offrire strumenti e risorse per valorizzare le professionalità e restituire centralità alla comunità educante, all’interno della quale si costruiscono relazioni umane e professionali e condizioni di benessere che, a partire dalla qualità del lavoro, si diffondono all’intero contesto educativo consentendo a docenti, educatori, operatori del settore di mettere in campo strategie pedagogiche, più efficaci di qualsiasi dispositivo elettronico, per gestire le complessità e far fronte alle sfide educative dei nostri tempi.
In questo quadro, la scelta delle telecamere è totalmente sbagliata e rischia di segnare il fallimento dell’educazione.
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