Novara: “Non si può essere psicologi, amici e complici dei ragazzi. Abbiate il coraggio di educare”
Novara esprime qualche osservazione.L’ultima generazione di genitori ha subito quella che – ironicamente – si può definire una vera e propria “mutazione genetica”. In questi termini ne parla il pedagogista Daniele Novara, sentito da La Repubblica. Questa mutazione – secondo il fondatore e direttore del Centro PiscoPedagogico per l’Educazione e la Gestione dei conflitti – è alla base dei mutati rapporti tra genitori e figli. E, di conseguenza, tra i figli e il resto del mondo.
“Sono diventati amici dei figli – spiega Novara in riferimento alla nuova generazione genitoriale – psicologi dei figli, compagni di gioco dei figli. Ma educare è un’altra cosa, è un compito che va esercitato con la consapevolezza di essere adulti e, dunque, diversi dai figli. In questo modo non si creano cortocircuiti emotivi”.
Il riferimento è a quel tipo di mamme e di papà che cercano di preservare i figli da qualsiasi turbamento esterno. Correggono loro i compiti – o li fanno al posto loro – e se la prendono coi docenti in caso di alterchi e contraddizioni.
“La mutazione antropologica è avvenuta fra gli anni ’70 e gli inizi degli anni ’90″spiega Novara. “Da una società dell’appartenenza e del legame sociale si è passati a una società dell’individualismo narcisistico”. “Il genitore di oggi si è trasferito in questa nuova dimensione, trasformando il figlio da un essere che deve fare la propria vita a un essere che va conservato come una cosa preziosissima, mandandolo in crisi”.
C’è quindi una necessità di recuperare quella che Novara chiama “distanza educativa”. Non si può essere amici, psicologi e compagni di gioco dei figli, bisogna dar loro piuttosto un modello. Un’operazione che richiede coraggio, il coraggio di accettare che i ragazzi – ci piaccia o no – faranno i conti con le asperità della vita.
L’intervista completa: QUI
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