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“Il padre l’ha messo in punizione”. Così la mamma di uno degli aggressori di Manduria alla prof

Manduria, è la sera del 12 aprile 2019. Al commissariato si presenta una ragazzina sostenendo di aver visto nel terribile filmato del pestaggio il suo fidanzatino che trova li, in lacrime. Il ragazzo è uno dei due maggiorenni arrestati per la morte di Antonio Stano. La scuola, però, aveva saputo tutto in anticipo e precisamente il 4 aprile.

Come racconta il Corriere online, quel giorno il ragazzino aveva mostrato all’insegnante di sostegno lo spezzone di un video dicendole: «Guarda professore’, sono io!». Credendo, però, che il video fosse stato solo scaricato da internet, non gli aveva creduto. «No, no, sono io» aveva incalzato lui mostrandole un altro spezzone. La professoressa ha telefonato alla mamma del ragazzo avendo per tutta risposta che il padre lo aveva già messo in punizione.

La segnalazione

L’insegnante ha raccontato l’episodio alla coordinatrice delle insegnanti di sostegno perché avvisasse i servizi sociali, cosa poi avvenuta. Ma per i servizi la persona sulla quale concentrarsi è stato il ragazzino. Antonio Stano resta così solo nella sua solitudine.

I dettagli dell’aggressione di Manduria

Nel provvedimento di fermo, scrive ancora il Corriere, si parla di «profonda e ingiustificata spietatezza». Un «trattamento inumano e degradante per la dignità della persona: percosse, aggressioni con mazze e bastoni, lesioni, sputi, derisione, offese, bestemmie, incursioni, danneggiamenti, razzie. Tutto ripreso tra le grida di scherno». Il branco «era consapevole della debolezza della vittima riconducibile alla sua solitudine, allo stato di disagio sociale e ai suoi problemi psichici noti a tutto il paese».

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