Sindacati

Anief dice no all’accordo tra Governo e sindacati e conferma lo sciopero del 17 maggio

L’intesa sottoscritta a Palazzo Chigi con i sindacati rappresentativi contiene parole vaghe e nessuna risposta concreta per risolvere i problemi del personale.

Sul recupero del potere d’acquisto degli stipendi, per i quali servono 200 euro di aumenti, non si parla di modificare il DEF. Nel quale invece sono previsti ulteriori tagli. Sul reclutamento si ritorna ai concorsi riservati senza la stabilizzazione di docenti abilitati e precari attraverso le GaE. Sul personale Ata non c’è nessuna novità, come per la ricerca e l’Afam. Sulla regionalizzazione non vi è chiarezza sul passaggio del personale dallo Stato. Ecco perché permangono i motivi della protesta iniziata il 28 febbraio e l’8 marzo.

Marcello Pacifico (Anief)

Nel documento accordato non c’è alcun riferimento a rivedere il Documento di economia e finanza, eppure è un passaggio imprescindibile, se davvero si vogliono introdurre finanziamenti importanti nella legge di Stabilità di fine anno. Non stiamo parlando di cifre marginali, ma di almeno tre miliardi di euro: uno per riallineare gli stipendi di un milione e 200 mila dipendenti ai 10 punti di inflazione incassati negli ultimi anni, più altri due miliardi per gli aumenti veri e propri.

Un accordo di massima

Solo un accordo di massima, con molti rinvii e poche azioni concrete, finalizzati solo ad evitare la protesta di massa della scuola alla vigilia delle elezioni europee: l’Anief, ingiustamente esclusa dall’incontro tra Governo e sindacati svolto a Palazzo Chigi, però non ci casca e conferma lo stop delle attività previsto per il prossimo 17 maggio. È questa la risposta del giovane sindacato all’intesa sottoscritta questa mattina, che confligge con il Documento di economia e finanza, nel quale si parla di riduzione costante della spesa per l’Istruzione pubblica di ben 8 punti percentuali, addirittura fino al 2040, e di incrementi stipendiali legati alla sola indennità di vacanza contrattuale, peraltro nemmeno applicata in modo corretto e completo. Non è un caso se tutto questo sia stato denunciato anche dalla Commissione Cultura della Camera.

Il commento del presidente Anief

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, sottolinea come non sia prevista “alcuna riapertura delle GaE per tutto il personale docente abilitato all’insegnamento, con in ballo 100 mila precari di cui tantissimi storici, per i diplomati magistrali, pari ad oltre 50 mila estromessi incredibilmente dal Consiglio di Stato, per i precari con 36 mesi dietro frequenza di un corso abilitante speciale. Né c’è traccia del riavvio del vecchio doppio canale di reclutamento. Come non ci sono riferimenti sulla parità di trattamento tra personale di ruolo e precario”.

I docenti

“Allo stesso modo – continua il sindacalista – sono ignorati i docenti immessi in ruolo con riserva o assunti lontanissimo da casa per colpa di un algoritmo impazzito mai sanato dal Miur. Sugli Ata, infine, ci sono impegni generici, senza entrare nel merito, pur in presenza di un quadro normativo che prevede passaggi professionali verticali ogni quattro anni come denunciamo da tempo e 20 mila posti come assistente e collaboratore scolastico previsti da due decenni solo sulla carta”.

Regionalizzazione: non ci si può fidare

Anche l’accordo sull’autonomia differenziata non convince il leader dell’Anief. “Il testo attuale voluto dalla Lega sulla regionalizzazione dice esattamente il contrario di quello che è stato sottoscritto con i sindacati. Anche su questo serve chiarezza. A chi dobbiamo credere? Senza dimenticare che nell’accordo non si parla da chi dipenderà il personale docente e Ata assunto ma di un sistema nazionale di reclutamento. E di un unico stato giuridico che potrebbero dire cose diverse”, conclude Pacifico.

COMUNICATO STAMPA ANIEF

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