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TFA: che senso ha introdurre il numero chiuso per i corsi se c’è bisogno di molti docenti specializzati?

Mentre migliaia di docenti hanno terminato la prova preselettiva per i corsi di specializzazione sostegno. La cronaca ci racconta di studenti diversamente abili sprovvisti dei docenti di cui hanno bisogno. Come il caso, ripreso dalla stampa, di un’alunna costretta a non essere seguita da un docente specializzato, nonostante la diagnosi funzionale dell’Asl parli chiaro. Ma da supplenti, inseriti spesso nella seconda e terza fascia, abilitati o meno in altre classi di concorso.

Marcello Pacifico (Anief)

In tutto questo marasma, con organici insufficienti e precari purtroppo in una situazione di stallo. Ci sfugge il senso di introdurre il numero chiuso nei corsi di specializzazione. Siamo da sempre vicini a tutti quei ragazzi e alle loro famiglie che necessitano di un docente di sostegno, perché è un loro diritto sacrosanto.

Il Ministro Bussetti

Mentre il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti annuncia che nei prossimi tre anni si attiveranno 40mila specializzazioni e quest’anno saranno al bando 14.224 posti, vengono raccontati diversi casi di posti non assegnati a docenti formati adeguatamente e secondo i dettami ministeriali. Come riporta Il Messaggero, i genitori di una “bimba affetta da sindrome di Down e crisi epilettiche raccontano la loro odissea scolastica in una lettera aperta. Ormai da dieci anni alla bimba, che frequenta la scuola statale di Morro d’Oro (Teramo) viene negato un insegnante di sostegno, nonostante la battaglia avviata dai genitori, tra sentenze del Tar e diffide legali. Secondo i genitori quello che sta accadendo nella scuola della figlia, i diritti che le sono stati negati e i conseguenti danni subiti non sono cosa degna di un’istituzione scolastica né di un paese civile”.

La storia

Come racconta la madre della ragazzina a Open, viene lamentato infatti che, “in quarta e quinta elementare, la sua bambina ha avuto la stessa insegnante di sostegno per due anni consecutivi e i progressi sono stati incredibili”. Tanto che l’alunna sapeva leggere e scrivere frasi intere. Il problema è stato riscontato durante la frequenza della scuola media. Quando “le è stato assegnato un docente di inglese. Poi uno di educazione fisica” e la ragazzina “è tornata alle sillabe, non sa più leggere”. Conclude la madre. Dunque, nonostante la diagnosi funzionale dell’Asl parli chiaro. Con la bambina che “ha diritto a un sostegno 1 a 1, cioè a tempo pieno, per tutto l’orario scolastico”. Già dalla scuola d’infanzia le viene “ridotta l’assistenza a 9 ore settimanali. Le insegnanti di sostegno poi cambiano ogni anno. Con gravi ripercussioni sull’apprendimento della bimba”.

Il numero chiuso

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, afferma che “in tutto questo marasma, con organici insufficienti e precari purtroppo in una situazione di stallo, ci sfugge il senso di introdurre il numero chiuso nei corsi di specializzazione. Come è accaduto in occasione dell’attuale tornata, i cui test preselettivi si stanno svolgendo proprio in questi giorni. Siamo da sempre vicini a tutti quei ragazzi e alle loro famiglie che necessitano di un docente di sostegno. Perché è un loro diritto sacrosanto che non può essere leso e per questo abbiamo confermato la nostra iniziativa ‘Non un’ora di meno!’. Che lo scorso anno ha prodotto diverse cause vinte: famiglie, docenti e dirigenti scolastici possono segnalare – senza affrontare spese. Ogni mancata tutela dei diritti degli alunni scrivendo all’indirizzo sostegno@anief.net”. Conclude Marcello Pacifico.

COMUNICATO STAMPA ANIEF

 

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