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La scuola è in pericolo. In un libro di testo la disoccupazione è causata dagli immigrati. E’ polemica

Deflagra una nuova polemica sui libri di testo utilizzati nella scuola italiana. Dopo i questionari sessisti, che appiattiscono il ruolo di donna a quello di madre e domestica, questa volta tocca al tema migranti. Nell’occhio del ciclone un libro di diritto destinato alle scuole secondarie in cui si parla della crisi del Welfare State, il modello di stato sociale su cui si basa la nostra società a partire dal secondo dopoguerra. Nell’elencare le cause del crollo dello stato sociale si annoverano anche “i nuovi flussi migratori, che hanno portato a un costante aumento d’immigrati extracomunitari verso i Paesi dell’Unione europea”.

Guerra ai poveri a scuola

La denuncia arriva dall’account Twitter di Baobab Experience, un collettivo cittadino romano che si occupa di accoglienza dal basso. Nello specifico, i flussi migratori massicci vengono inseriti tra le cause “riconducibili generalmente a tutti gli Stati europei”. In altre parole, il cortocircuito tra la dazione di tasse e  imposte dal cittadino allo stato e la conseguente elargizione di servizi è colpa degli stranieri. Non solo, ovviamente.

 

“La guerra ai poveri entra dentro le scuole” scrive Baobab, lasciando intendere che certe posizioni – scritte nero su bianco nei testi scolastici dei futuri cittadini italiani – tendono a cementare l’idea che problemi immensi come la mala-gestione di scuola, sanità, trasporti, giustizia etc. siano in un certo senso colpa dei migranti.

Degno di nota, poi, il fatto che cause come “la complessità organizzativa del sistema Welfare” vengano inserite tra le cose che riguardano solo l’Italia. Insieme ad altri elementi di indebolimento dello stato sociale come “il debito pubblico”, considerato una conseguenza diretta di un “aumento della domanda di servizi sociali”.

Il testo e la polemica

“In due righe – continua Baobab su Twitter – si liquida la distruzione del welfare state senza nominare privatizzazioni né la sottomissione della cosa pubblica al mercato. Negli anni in cui i ricchi diventano sempre più ricchi, la responsabilità ricade sui poveri”. Nella discussione interviene anche l’account ufficiale di Zanichelli e alla fine sembrerebbe accertata l’origine del testo galeotto. Sarebbe tratto, infatti, dall’opera “Percorsi di Diritto e Legislazione socio-sanitaria”, edito da Clitt (distribuzione Zanichelli) e in uso presso istituti secondari di primo grado.

Insomma, per necessità didattiche si cerca di semplificare un tema che è molto complesso e si scivola sulla facile retorica. Il debito pubblico, tanto per dirne una, non è strettamente legato alla crescente domanda di servizi sociali. Per questi ultimi, infatti, basterebbe un serio programma di revisione della spesa pubblica utilizzata male per l’immensa macchina burocratica italiana. In altri termini: spendere meglio quello che già si spende piuttosto che fare altri debiti.

Nel testo, dunque, si spiega ai ragazzi che le politiche di sostegno per le classi più disagiate sono venute meno a partire dagli anni ’80 e ’90 per via del fenomeno dell’immigrazione. Come se non ci fosse alcuna responsabilità politica e politico-economica delle classi dirigenti che hanno guidato l’Europa e l’Italia in questi anni.

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