Opinioni

“Ci sono volte che li ammazzerei, ma ogni volta che li guardo penso: come farei sena i miei studenti?”

Arrivano con le maniche corte già dai primi di febbraio, mentre tu sei lì sotto una coltre di lana manco dovessi attraversare la Siberia a piedi.

Ascoltano canzoni che potrebbero essere utilizzate come sostitutivi della pena capitale, e le cantano pure, a voce alta, cuffie nelle orecchie all’ingresso nel sonno mattutino.

Dimenticano il 99% delle cose che gli dici, ma dopo dieci anni sono capaci di venire lì e dirti “Sa prof, che mi ricordo ancora di quando ci ha fatto Marcovaldo, in classe?”

Anche se più spesso è “Sa, prof, che mi ricordo ancora di quella volta che camminando è inciampato, in classe?”

Puoi anche presentarti con lezioni fantasmagoriche, effetti speciali, video audio e momenti divulgativi che farebbero scappare Alberto Angela sotto la cattedra dalla vergogna, che tanto noteranno sempre e solo le stesse cose: se hai cambiato taglio di capelli, se hai delle scarpe nuove, se hai la faccia stanca di uno che non ha dormito.

Con meticolosità e precisione da cecchino, riescono a sbagliare sistematicamente dove mettere l’accento, in che punto posizionare le virgole, quando andare a capo.

Parlano senza tregua, dicono sempre la loro su tutto, non vedono l’ora di far sentire la propria visione del mondo, sempre, tranne in un unico momento: quando gli interpellati sono loro.

Eppure, anche se ci sono volte che li ammazzerei, ogni singola volta che li guardo, ma proprio ogni volta, penso sempre la stessa cosa: come farei, senza di voi?

Prof. Enrico Galiano

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