Opinioni

“Una docente ha il dovere di essere antifascista”: la lettera aperta di un gruppo di insegnanti

“In qualità di insegnanti ci sentiamo in dovere di esprimere la nostra solidarietà alla prof.ssa M. G., in seguito alla campagna mediatica violenta e diffamatoria messa in atto nei suoi confronti”. Inizia così una lettera pervenuta al giornale locale Il Mattino di Padova, in cui si difende la docente finita al centro della cronaca per la contromanifestazione indetta in risposta al corteo di Forza Nuova. Intervenute le forze dell’ordine, l’insegnante si è ritrovata nell’agone mediatico per i commenti di Salvini e Donazzan.

Insegnanti scrivono: ecco il testo integrale

Di fronte alla pessima ricostruzione dei fatti fornita dal vostro giornale, si impone la necessità di riassumerli in breve. Venerdì sera a Padova il partito dichiaratamente fascista Forza Nuova, guidato dal suo leader Roberto Fiore, ex militante dell’organizzazione terroristica della peggior destra eversiva di Terza Posizione, ha indetto una manifestazione contro la legge 194. Il questore ha concesso ai fascisti antiabortisti di sfilare per le vie cittadine.

In risposta, un arco variegato di gruppi e privati cittadini e cittadine si è mobilitato per esprimere il proprio dissenso. Tuttavia, la possibilità di manifestare è stata negata dal questore. Dopo un presidio, le persone hanno deciso di sfilare pacificamente per le piazze della città, fino a incontrare uno schieramento di forze dell’ordine, che ha caricato violentemente i e le manifestanti a mani alzate. Tre di loro sono state portate in ospedale e due fermate.

Nei giorni successivi, una di queste è stata oggetto di una condanna sommaria da parte del vostro giornale in quanto insegnante che ha deciso di essere presente alla manifestazione. Si allude esplicitamente all’incompatibilità fra professione docente e impegno politico antifascista. Vorremmo ricordare alla redazione che, tra i cosiddetti no global (ancora coi no global?) c’erano molte e molti insegnanti.

La questione, però, va al di là della manifestazione di venerdì e del caso della prof.ssa M. G.: è un problema di democrazia. Ci preme sottolineare che:

1. L’insegnante esercita le sue funzioni nel rispetto di un’etica professionale. Ai fini dell’esercizio della funzione docente è garantita – dalla Costituzione – la libertà di insegnamento e di scelta del metodo. Tale libertà serve lo scopo di formare gli studenti e le studentesse in quanto cittadini e cittadine della Repubblica Italiana. Fondamentale a tale processo è la costruzione del pensiero critico. All’insegnante interessa che lo studente e la studentessa abbiano gli strumenti per costruirsi autonomamente le proprie idee, non cosa pensano.

2. Non c’è contraddizione fra il rispetto di questa etica professionale e l’assunzione di posizioni politiche chiare, in particolare nel momento in cui ciò avviene fuori dalle aule scolastiche. Da contratto, il lavoratore non vende se stesso, ma le sole attività indicate nel contratto e nell’orario previsto: resta irrilevante la sua vita extralavorativa.

3. Questa distinzione marca la distanza dalla scuola fascista, in cui era richiesto il giuramento di fedeltà al regime.

4. Il fatto che un’insegnante sia dichiaratamente antifascista e che agisca di conseguenza non dovrebbe apparire strano. L’antifascismo è uno dei pilastri dello Stato democratico in cui viviamo. Si dovrebbe anzi dire che un’insegnante ha il dovere di essere antifascista, come tutti i funzionari dello Stato, compresi questore, prefetto e forze dell’ordine.

5. La teoria degli opposti estremismi, l’equazione fra fascismo e antifascismo, che alcuni giornalisti continuano a propugnare, inquinando l’opinione pubblica, è anticostituzionale oltre che oscena e nociva. In questo caso contribuisce, attraverso la criminalizzazione di un singolo, all’intimidazione di un’intera categoria, i cui membri – al pari di ogni altro cittadino e cittadina – devono sentirsi liberi di svolgere attività politica fuori dal posto di lavoro. L’attività politica è espressione dei più alti valori di cittadinanza.

Come insegnanti, quindi, rivendichiamo il dovere di rispettare l’etica prevista dalla nostra professione e il diritto di usare la nostra vita privata per fare politica. Le due cose non entrano in contraddizione. Non c’è alcuna doppia vita.

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