Opinioni

“Negli anni novanta le ragazzine andavano dallo psicologo per problemi col cibo. Oggi per i guai a scuola”

“Negli Anni novanta venivano sempre più ragazzine che non avevano problemi in amore o a scuola, ma col cibo. Fui la prima a parlare di anoressia”. A parlare è Gianna Schelotto – saggista, giornalista, scrittrice e psicoterapeuta italiana – in un’intervista per 7Corriere (Il settimanale del Corsera).

Pioniera della sessuologia in Italia, la dott.ssa Schelotto analizza come sono cambiate le “patologie tipo” da quando ha iniziato la sua attività. A quarant’anni dal primo paziente, la psicoterapeuta sottolinea quanto la scuola – in un complesso di paura e indecisione che caratterizza i nostri tempi – abbia un ruolo centrale nel “panorama psicanalitico” odierno. Ai disagi legati all’alimentazione tipici degli anni ’90, come anoressia e bulimia, si sono sostituiti tra giovani e adolescenti problemi legati al rapporto con scuola e famiglia.

Schelotto parla con cognizione di causa, in quanto laureata in pedagogia ed ex insegnante nelle classi differenziali di Genova. “Erano ghetti per i bambini del Sud – spiega al Corriere – deprivati culturalmente ma capaci. Dovevano metterli in pari con gli altri, li marchiavano a vita. Decisi lì di fare la psicologa”.

E’ l’indecisione, secondo la studiosa, il male attuale più importante. E questo vale per la scuola come per altri ambiti della vita sociale. “Stentiamo da sempre a fare i conti con la libertà. Oggi sono aumentate le opzioni. Da giovane avevo due vestiti, oggi sto ore davanti all’armadio. La scelta paralizza… anche in amore”.

Schelotto racconta anche il “segreto” del suo lungo matrimonio con Giuseppe, ancora vivo dopo 40 anni. “Il segreto è l’aver perduto nostra figlia – spiega – Probabilmente sarebbe andata bene lo stesso. Ma questo ci ha permesso di ridimensionare tutto, e ci ha uniti”. Il riferimento è a Ilaria, la figlia scomparsa a soli 10 anni dopo essere annegata in piscina a casa di amici. “Un dolore così non si supera. Ancora oggi prima di dormire mi faccio il film di cosa è successo. Ma ci compiacciamo anche di essere riusciti a reggerlo tutti insieme”.

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