Sindacati

Docenti, Bussetti elogia il merito ma deve spiegare dove sono finiti gli 11 miliardi che lo devono finanziare

Merito, un po’ di chiarezza. Di principio, la legge è chiara, perché lo dice l’art. 64 della legge 133/2008: il 30% dei risparmi dovuti ai tagli del tempo scuola, delle scuole autonome, del personale Ata e docente devono essere utilizzati per costituire un fondo per premiare la carriera dei docenti. Marcello Pacifico, presidente Anief: “Sono trascorsi dieci anni, nel frattempo il personale e le famiglie hanno pagato il conto in termini di diritti e servizi ridotti, ma i soldi sono scomparsi. Invitiamo il Ministro dell’Istruzione a trovare le risorse sottratte dal MEF e a disporle al tavolo della contrattazione per adeguare gli stipendi ai livelli europei”.

Dopo l’ultima riforma della scuola Pd, anche il governo M5S–Lega apre al merito dei docenti: rispondendo ad una domanda sull’argomento, lo fa intendere il Ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, sottolineando che al Miur si sta cercando di lavorare in funzione dei bisogni degli studenti e quindi “chi lavorerà e si impegnerà dovrà per forza essere considerato di più”.

Nessun particolare, commenta oggi la rivista Orizzonte Scuola, è stato però riservato dal Ministro “sulle modalità di realizzazione e sui fondi che saranno utilizzati. Il pensiero non può che correre al bonus merito della Buona Scuola, al momento gestito autonomamente dalle scuole, ma che, ad oggi, ha lasciato scontenti molti docenti”.

Poi è arrivato un elogio, sempre da parte del Ministro, all’autonomia scolastica che ha compiuto da poco 20 anni. “L’autonomia – ha detto – dà la possibilità di responsabilizzare e deve finalizzare al miglioramento delle competenze dei nostri studenti”. Per potenziarla, tuttavia, bisogna fare sinergia, fare squadra con le istituzioni locali: “noi ci siamo e siamo disposti a sostenere la volontà di mettere in campo progettazioni mirate”, ha concluso Bussetti.

QUEI RICAVI DEI TAGLI CON PRECISA DESTINAZIONE

Il sindacato Anief non vuole entrare nel merito delle posizioni del governo sulla meritocrazia professionale. Tuttavia, prima di avviare qualsiasi forma di incentivo per il personale scolastico, il Ministro dell’Istruzione ha il dovere di spiegare dove sono finiti gli 11 miliardi che lo devono finanziare.

A stabilirne l’entità finanziaria da assegnare a questo “capitolo di spesa” è stato il famigerato articolo 64 della Legge 133/2008, che dette il via al dimensionamento scolastico, con conseguente sensibile riduzione del numero di istituti, di classi e di personale: quella norma, ancora in vigore, diceva, in sostanza, che il 30% dei risparmi ricavati dai tagli del tempo scuola, delle scuole autonome, del personale Ata e docente, avrebbe dovuto essere utilizzato per costituire un fondo finalizzato a premiare la carriera dei docenti.

COSA DICE L’ART. 64 DELLA LEGGE 133/2008

Nello specifico, al comma 6 dell’art. 64 della L. 133 del 2008, erano previste “economie lorde di spesa, non inferiori a 456 milioni di euro per l’anno 2009, a 1.650 milioni di euro per l’anno 2010, a 2.538 milioni di euro per l’anno 2011 e a 3.188 milioni di euro a decorrere dall’anno 2012”. Mentre il comma 9 dello stesso articolo di legge indicava che “una quota parte delle economie di spesa di cui al comma 6” sarebbe stata “destinata, nella misura del 30 per cento, ad incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della Scuola a decorrere dall’anno 2010, con riferimento ai risparmi conseguiti per ciascun anno scolastico”.

“Gli importi corrispondenti alle indicate economie di spesa”, inoltre, andavano iscritti “in bilancio in un apposito Fondo istituito nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca, a decorrere dall’anno successivo a quello dell’effettiva realizzazione dell’economia di spesa”, per essere poi “resi disponibili in gestione con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca subordinatamente alla verifica dell’effettivo ed integrale conseguimento delle stesse rispetto ai risparmi previsti”.

Le assegnazioni e ripartizioni economiche si sarebbero dovute realizzare con modalità continuativa, tanto che al comma 10 dello stesso art. 64 si è prevista la realizzazione di “un comitato di verifica tecnico-finanziaria composto da rappresentanti del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e del Ministero dell’economia e delle finanze, con lo scopo di monitorare il processo attuativo delle disposizioni di cui al presente articolo, al fine di assicurare la compiuta realizzazione degli obiettivi finanziari ivi previsti, segnalando eventuali scostamenti per le occorrenti misure correttive”.

IL COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIEF

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, il problema è che “sono trascorsi dieci anni, il personale e le famiglie hanno pagato il conto in termini di diritti e servizi ridotti. Ma i soldi nel frattempo sono scomparsi. Invitiamo il Ministro dell’Istruzione a trovare le risorse sottratte dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, e a disporle al tavolo della contrattazione sindacale per adeguare gli stipendi del personale scolastico ai livelli europei, quindi con aumenti pari a non meno di 200 euro al mese”.

Comunicato stampa Anief

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