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“Siamo prof, corpo docenti. Chiamateci come volete, ma non metteteci al muro”. Poesia di un docente

Riceviamo e pubblichiamo una poesia inedita del professore di scuola secondaria di primo grado, poeta e scrittore, Piergiorgio Viti. Un testo sui docenti, la loro funzione, la loro identità, oggi spesso vilipesa o svilita da certi organi di informazione. 

 

Siamo margini alti

di un foglio. Note. Asterischi.

Siamo canzoni dedicate

all’intervallo.

Strofe malandate.

Siamo colpi di tosse

e uno sbadiglio,

perché sbadigliando

s’impara.

E siamo pure

un punto di vista altro,

una prospettiva,

un volo spiegato

nel rasoterra digitale,

un’antologia che si apre

tra un selfie

e un whatsapp.

 

Eccoci. Siamo professori,

corpo docenti,

chiamateci come volete,

ma non metteteci al muro,

non ignorateci.

Non fatevi beffe di noi,

non irrideteci

e se prendiamo una cantonata,

siate dalla nostra parte.

Perché come voi

siamo uomini e donne,

con le nostre manie,

le nostre debolezze,

gli spasmi

di una vita spesa sui libri,

la schiena curva, a volte,

il naso pronunciato,

ma anche, nei cambi d’ora,

gli occhi umidi

di chi vorrebbe costruire

nuovi mondi,

dove non esistono più

“noi” e “loro”,

dove le braccia innestano

altre braccia

e le parole sono sempre gentili,

come a giugno

quando le spighe

abbracciano il rosso dei papaveri.

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