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La scuola italiana torna al secondo dopoguerra: boom di supplenze con la messa a disposizione

Sono 11mila i supplenti che hanno ottenuto una cattedra, spesso fino al 30 giugno, semplicemente con la “messa a disposizione”. Il tutto con la sola laurea, senza essere iscritti in alcuna graduatoria “ufficiale”, né in quelle dei precari storici (GaE) né in quelle d’istituto. A fornire questi dati è Cisl scuola, che ieri ha pubblicato un dossier “per una nuova e più efficace politica del reclutamento nella scuola”.

Il dato va inserito nel contesto delle imminenti uscite con quota 100, che ha portato a 68mila le cattedre vacanti del prossimo anno scolastico. “La carenza di insegnanti nelle graduatorie, in particolar modo in alcune regioni del Nord, ha fatto sì – spiega Cisl – che ben 10.806 contratti siano stati stipulati facendo ricorso alla cosiddetta “messa a disposizione”, ovvero la stipula di un contratto a termine con aspirante non incluso nelle graduatorie dell’istituto, ma che ha segnalato la propria disponibilità a lavorare, avendone i titoli”

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La situazione è tale che La Repubblica parla di una scuola “tornata a 70 anni fa”. Il riferimento è al secondo dopoguerra, “quando bastava una semplice laurea o un diploma per essere assunto ad personam dal capo d’istituto che spesso non sapeva, per carenza di insegnanti, a chi fare svolgere le lezioni quotidiane. E senza nessun concorso”.

Tramite appositi siti specializzati sulle Mad, molti semplici laureati o inseriti nelle graduatoria di altre province si sono proposti ai singoli presidi e sono stati assunti. Si tratta di un metodo “smart” per far incontrare in maniera più agevole la domanda e l’offerta. “I supplenti in servizio nelle scuole italiane – spiega Rep – hanno raggiunto nel 2018/2019 la stratosferica cifra di 164mila unità: quasi uno ogni cinque docenti in cattedra”.

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