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Ricostruzione di carriera, Miur travolto in tribunale: riconosciuto il servizio nelle paritarie

Ricostruzione di carriera. Arriva da Enna una nuova, soddisfacente, vittoria ottenuta dall’Anief a tutela del diritto dei docenti immessi in ruolo nella scuola pubblica a vedersi riconosciuto il servizio svolto nella scuola paritaria.

Marcello Pacifico (Anief): “il MIUR continua a discriminare il servizio non considerandolo ai fini della ricostruzione di carriera o della mobilità. Continueremo a batterci per tutelare i diritti di chi ha prestato questo tipo di servizio. Ci impegneremo in tutte le sedi opportune perché tale discriminazione abbia finalmente termine”.

Il Tribunale del Lavoro di Enna, infatti, dà piena ragione ai legali Anief Fabio Ganci, Walter Miceli e Chiara Rita Tumminelli. Accoglie la richiesta di riconoscimento, da parte di un docente, degli anni di servizio svolti nella scuola paritaria ai fini della ricostruzione di carriera. Riconoscendogli, anche, il diritto a percepire tutte le differenze retributive non corrisposte.

Piena ragione per l’Anief, dunque. Ricorso accolto e dichiarazione del diritto del ricorrente “al riconoscimento, ai fini della ricostruzione della carriera, dell’anzianità di servizio maturata con i contratti stipulati alle dipendenze della scuola paritaria”. Con condanna del Miur non solo a collocare il docente “nella classe stipendiale di conseguenza spettante”, ma anche al pagamento in suo favore “delle conseguenti differenze retributive”.

“Il MIUR continua a discriminare il servizio svolto nelle scuole paritarie – commenta Pacifico – non considerandolo neanche nelle procedure di mobilità o nelle graduatorie interne d’istituto. Non è possibile, però, discriminare tale servizio soprattutto quando la normativa di settore è chiara e lineare nel definirne l’equiparazione. Continueremo a batterci per tutelare i diritti dei docenti che hanno prestato servizio nel sistema nazionale di istruzione che comprende, ovviamente, anche il servizio nelle paritarie. Ci impegneremo in tutte le sedi opportune perché tale discriminazione abbia finalmente termine”.

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